La corporazione non esiste in Italia - 1

11.30 di Luglio. Lui mi ha dato un orario da disoccupato. Un orario da viveur. L’appuntamento è in centro, dalle parti di Piazza di Spagna. A Roma, quando è caldo ed è estate, i posti dove sventolano grosse bandiere guadagnano un paio di gradi. Il preludio è stata una telefonata notturna. Lui l’ha fatta con garbo e così è nata l’idea dell’intervista. Ho detto di sì senza farmi un’idea precisa. L’unica cosa che mi interessava era parlare con uno che stava dentro, dentro una corporation, una multinazionale. L’ha chiamata così, ci si è riempito la bocca. “Corporation”. Ha indirettamente sottolineato la differenza. Ha detto “Leviatano”. Ha tradito studi keynesiani e una affettata pronuncia di provincia. Le d per le t.

Arrivo a piedi nel caffè che ha scelto. Roma centro, effetto caleidoscopio. La camicia avana pallida attira tutta la radiazione solare della piazza. Putos y imperialistas. Sono ai caraibi pre Castro, per quanto mi riguarda. Ho quell’aria lì. Sono arrivato. Non è un bar, non è un caffè. È la sala da pranzo di un grande albergo. L’aria condizionata, dentro, soffia ad una potenza pre 11 settembre e pre global warming. Lui ha scelto un tavolo con una seduta a divano ed è diverso da come me lo immaginavo. È segregato nella zona fumatori. Sta con le gambe accavallate e mi aspetta fumando. Stivaletti neri, pantaloni neri e una camicia nera, troppo sbottonata e con le maniche ripiegate. Ha pure un paio di wayfarer, neri. È inverosimile. Ha i capelli completamente spettinati e quando mi avvicino mi accorgo degli anelli alle dita e della barba di due giorni. La seduta non chalant: almeno una decina di chili fuori peso forma, calcolo così a occhio. Sembra un fan di Johnny Cash in disarmo. Quando mi vede fa un ampio sorriso, e un cenno. Mi siedo.

Per me possiamo iniziare dalla storia dello pseudonimo. Niente nome vero, no?
No, niente nome vero. Preferisco di no. Puoi scrivere Jim. Mi piace come nome, lo usavo da bambino quando giocavo.

Bene Jim.
Mi sono permesso di ordinare per due. Spero che ti piaccia la caesar salad e il martini gelato. Il mio medico dice che per me è la dieta perfetta.

Sì, mi piace, andrà bene. Hai un medico?
Qualcosa del genere. A proposito di dottori, voglio chiarire una cosa. Non sei Michael Moore e questo non è Sicko. Non sono qui per denunciare un bel niente. Io lavoro per una big pharma, una grande multinazionale del farmaco, ma per quello che interessa a noi ora, potrei pure lavorare per la Boing e sarebbe lo stesso. Se ti va di parlare di massimi sistemi e Italia, sono qui. Se vuoi rivelazioni, hai scelto la persona sbagliata.

Io sono qui per avere una visione di insieme. E tu hai garantito che hai visto da dentro, e che puoi darmela. Al telefono hai parlato di leviatano. Il Leviatano è la metafora che Hobbes usa per descrivere lo stato moderno, la nascita delle burocrazie e delle strutture alla base del mondo che conosciamo oggi. Le corporation non ci sono, in questo quadro. Cosa volevi dire?
Esattamente quello che ho detto. Ti ho dipinto un quadro generale. È una cosa che sanno tutti. Le multinazionali esistono da quando esistono gli stati, o poco dopo, e c’è sempre stato un braccio di ferro tra politica ed economia, per decidere chi avrebbe comandato. Come ai tempi delle compagnie delle indie, oggi abbiamo fatto il giro della morte. Le multinazionali non sono imprese: sono stati. Hanno leggi, hanno moneta, le loro azioni. A volte un esercito. Al di là del business, hanno acquisito le burocrazie e il modus operandi tipico degli stati – li hanno soppiantati, di fatto. Lo sanno tutti.

A me interessa l’Italia. Cosa c’entra?
Ho scoperto che l’Italia è un posto pre-capitalista, incompatibile con l’economia di mercato, e con la modernità in generale. Perfino le multinazionali si devono piegare a questa logica, se mettono una zampa qui. È un problema strutturale. Lavorandoci dentro, sono testimone diretto di questa cosa.

Spiegati, perché sembra un j’accuse con almeno un paio di piani di lettura.
(il cameriere serve le caesar salad  e i martini gelidi. Lui si tira giù gli occhiali e ringrazia. Assaggia il martini. Divaghiamo. Scopre alcune carte personali. Il suo hobby è “vivere al di sopra delle proprie possibilità per il più lungo tempo possibile”.)
…quando tu entri in una organizzazione così grande, pensi che sia impermeabile a tutta la roba che c’è intorno. Hai la sensazione che sia una specie di zona franca, come un’ambasciata. Non è affatto così. Il cancro fa subito le metastasi. Il cancro è il modo italiano di fare business, le metastasi, be’, loro siamo noi, gli italiani. Le organizzazioni sono fatte da persone, non puoi evitarlo, per quanto tu cerchi di non farti contaminare il tuo bel modello internazionale.

Non capisco, mi manca completamente il collegamento tra le cose che dici. La mia domanda è precisa: perchè l’Italia non è un paese per capitalisti, e come te ne sei reso conto lavorando per qualcosa di così radicalmente…
…anglosassone? Sì. Partiamo dalle persone e dalle parole. Accountability. Io non so neanche pronunciarla correttamente, ed in italiano non esiste una traduzione. In politica, o in qualsiasi ambito organizzato, indica la presenza di un chiaro rapporto tra una decisione presa, e il suo autore. Direi che si può chiamare “responsabilità soggettiva”, o “sapere chi ha fatto cosa”. In tutti i posti civilizzati, che si parli di una carica istituzionale o della direzione di una business unit, è il fondamento e l’essenza del potere. I manager prendono bei soldi per questo, e loro devono fare solo una cosa: prendere decisioni e assumersene la responabilità. Il resto del tempo, è per il golf.

Questa èccaunth/abilidi è il cardine, il principio, allora. Una specie di regola zero da cui prendere le mosse, e imprimere uno “stile di vita”, una sorta di condotta, ad una organizzazione?
Esattamente. E noi italiani, siamo agli antipodi. Non è nelle nostre corde. Ti racconto una cosa. Ci sono alcuni tipi aziende, che per sviluppare il proprio prodotto devono impiegare miliardi di dollari e anni e anni di ricerche. Vale per chi fa medicine, per chi costruisce aerei, cose del genere. La filosofia di fondo è: dobbiamo andarci con i piedi di piombo, perché stiamo investendo anni e denaro, e non possiamo permetterci errori. Ora, questo è già abbastanza difficile in uno scenario stabile. Se lo scenario cambia, se i modelli di business, la concorrenza, i bisogni e la domanda mutano in fretta, sei nella merda. Sei un elefante che deve imparare a zompettare come uno scoiattolo.

Arriva al punto. Le persone, gli italiani.
A volte bisogna saper improvvisare. È questo quello che devono fare i manager oggi: non c’è un modello collaudato da seguire, bisogna prendersi dei rischi e decidere in fretta cosa fare. Questo implica una evidente responsabilità soggettiva nelle scelte, e la possibilità di commettere errori. Gli italiani, che subiscono il concetto di responsabilità, reagiscono non facendo nulla. Dicono: “Preferisco perdere quella quota di mercato perché continuo ad applicare il vecchio modello di business, che non funziona, e scaricare la colpa sullo scenario che cambia imprevedibilmente, piuttosto che scegliere cosa fare, magari fare un errore, perdere gli stessi soldi o la stessa quota di mercato, ma a causa di una mia scelta.”

Mi sembra una generalizzazione. Ci saranno centinaia di eccezioni, gente che non fa così.
Credo di sì. Ma stiamo andando giù come un dirigibile in fiamme, quindi vuol dire che i “bravi” non sono abbastanza. La situazione indica chiaramente che la merda è più delle cioccolata. E c’è un fatto: se trovi della cioccolata nella merda, le cose non cambiano. Ma se trovi della merda nella cioccolata, la devi buttare.

Siamo a tavola.
No. Siamo nella merda.

Ma tu non stai considerando un dettaglio: noi siamo in Italia. La nostra economia si basa sulla piccola e media impresa. Sarà anche vero quello che sostieni, ma noi viviamo di altre cose.
Lascia che ti dica una cosa: prima dell’anno mille, gli arabi e il mondo orientale dominavano, politicamente e tecnologicamente, il mondo. Poi noi l’abbiamo buttata sulla quantità. Abbiamo cominciato a fare tappeti meno raffinati, ma su scala industriale. E li abbiamo sorpassati, fino a rinchiuderli in delle nicchie. Oggi sta accadendo il contrario. Noi abbiamo provato a buttarla sulla quantità, e loro ci fottono e fottono e fottono producendo volumi di merci pantagruelici. Cina e India dominano, domineranno. E sono più intelligenti di noi.

FINE PARTE I.
Continua nella PARTE II, durante la quale finiscono i martini, ma c’è ancora qualcosa da dire. 

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3 Comments

  1. caramelleamare ottobre 8, 2011 Reply

    I preferiti del Patrick Bateman di American Psycho

  2. caramelleamare ottobre 8, 2011 Reply

    “Ha pure un paio di wayfarer, neri”

    I preferiti del Patrick Bateman di American Psycho

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