Continui a mettere il separatore?

Davanti a me una vecchia ha quasi finito di imbustare le sue cose. Osserva gli ultimi prodotti scorrere dal nastro alle mani del cassiere, e poi giù nella busta. Mi avvicino proprio a quella cassa. Voglio aggiungere un pizzico di brio al rito della spesa con uno strabiliante esperimento antropologico: cazzo non m’annoio mai di farlo! È bellissimo! Lo faccio sempre! Ehm, spiego.

Tesi
Le persone, spinte con foga dal consumismo, fintamente libere nella loro quotidiana (e disperata) solitudine con gli oggetti, temono ormai qualunque contatto umano. Atomizzati fin dentro la famiglia, la Tv del sangue e della paura li ha trasformati in meste pecorelle timorose. Ovunque l’insidia e il pericolo li assediano. Il separatore di plastica della spesa (“prossimo cliente”, per intenderci) è nel loro inconscio una barriera molto più grande: grottesca protezione contro il mondo tetro e nemico. (Che pippa eh! Non ridete, purtroppo per me faccio sul serio)

Ipotesi
Se poggio uno dei miei prodotti sul nastro, pur distanziandolo nettamente da quelli poggiati da chi viene prima (facciamo a una ventina di centimetri), chi è davanti a me sente l’INSOPPRIMIBILE bisogno di afferrare compulsivamente quell’affare di plastica e metterlo lì, nella terra di nessuno tra il mio e il suo. Ora il muro di Berlino. Salva. È salva.

Dimostrazione empirica di qualche giorno fa alla Conad
Poggio sul nastro che scorre un pacchetto di Fonzies: per nulla al mondo potrebbe mai far parte della spesa della vecchia. Distanza: grande, una trentina di centimetri circa (ho voluto abbondare per dirvi che – fate il test anche voi – la distanza non influisce sul risultato). L’anziana signora si gira. È un attimo: la guardo, lei contraccambia severa, poi afferra “prossimo cliente” e, d’un tratto, non siamo mai stati così lontani. Ma qui viene il bello; stavolta la realtà supera la routine del collaudato esperimento, la vecchia si gira e mi fa: «questo dovevi metterlo tu!». «Non lo metto mai – replico sorridente -, non succede niente». Lei mi fissa qualche altro secondo: irritata, il fastidio è una smorfia sul suo viso. «Non lo metto perché – vorrei ancora dirle ma non oso, e lo penso soltanto – io ti voglio bene. Io… ti amo».

Roberto Morelli

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3 Comments

  1. Nicola luglio 10, 2011 Reply

    aggiungo un elemento che se vuoi rovescia oppure completa il quadro.
    Stavo per osservare gli ultimi 3 articoli della mia spesa passare gli infrarossi quando mi accorgo che la ragazza dietro di me, con 2 (due) carrelli pieni, aveva appoggiato solo 2 lattine e un pacco di pasta sulla parte FISSA, per intenderci il metallo prima della gomma “roulant”.
    Mi accorgo del suo imbarazzo, afferro il bastoncino di cartone (si, ero in un discount) e lo piazzo appena dietro il mio melone, ultimo articolo che stava per essere conteggiato, segnando nettamente i circa 50,60 centimetri di gomma “roulant” vuota alle sue spalle.
    “Grazie…” fa lei, e un sorriso che arriva all’ammiccamento.
    La tensione le parte dalle spalle e comincia a caricare la spesa sulla parte mobile.

  2. Mario ottobre 21, 2011 Reply

    Bella la scena….. e se si mettesse la barretta dopo qualche proprio articolo?

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